I «turni» notturni aumentano il rischio di tumore?



Una sentenza in Danimarca riconosce un risarcimento a 40 donne con un carcinoma mammario

MILANO – Operai, panettieri, medici, infermieri, forze dell’ordine, assistenti di volo, piloti, addetti ai call center: attenzione. Stravolgere i ritmi sonno-veglia potrebbe influire negativamente sul sistema immunitario, indebolirlo e «facilitare» l’insorgenza di un tumore. Già nel 2007 uno rapporto coordinato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di Lione (Iarc) di Lione aveva incluso il «lavoro su turni che comporta un’alterazione dei ritmi circadiani» fra i possibili fattori che agevolano la carcinogenesi, cioè la formazione di un tumore. Ora, però, una sentenza del tribunale danese apre nuovi scenari: riconosce, infatti, ufficialmente un indennizzo a circa 40 donne che si sono ammalate di cancro al seno dopo lunghi periodi di notti insonni sul lavoro. La notizia, riportata sull’Independent, ha già creato scalpore in Gran Bretagna, dove fra call center, trasporti e settore delle comunicazioni, sono più di un milione le lavoratrici «al buio». E, secondo le stime europee, la notizia potrebbe riguardare circa il 20 per cento della popolazione, legata a contratti che comportano rotazioni nell’orario comprendenti la notte.

«SOLO UN DUBBIO, MA LA COMUNITA’ SCIENTIFICA INDAGA» - Ma quanto è grande il rischio? Riguarda solo le donne? Perché lavorare di notte favorisce il cancro? E, soprattutto, come possono difendere la propria salute i diretti interessati? Lo abbiamo chiesto a Giovanni Costa, fra gli autori del rapporto dello Iarc e docente di Medicina del Lavoro dell’Università Statale di Milano, che si occupa a tempo pieno dell’argomento anche in qualità di direttore del Comitato scientifico sul lavoro a turni della Commissione internazionale per la salute sul lavoro. «Innanzi tutto bisogna precisare che si tratta di un possibile rischio – spiega l’esperto -. Non è una certezza, ma una probabilità su cui la comunità scientifica sta facendo i dovuti accertamenti. Lo Iarc, dopo l’esito della ricerca del 2007 , sta promuovendo altri studi epidemiologici, su ampio numero di persone, per approfondire la questione. E ad agosto, fra l’altro, si terrà a Venezia una conferenza internazionale proprio sui rischi connessi al lavoro su turni».

IL LEGAME FRA RITMO CIRCADIANO E TUMORE – Come precisa il rapporto dello Iarc, comunque, il lavoro notturno può essere pericoloso per la salute solo quando altera il naturale ritmo circadiano (ovvero l’alternanza sonno/veglia) dell’organismo. Tre sono le possibili spiegazioni, secondo gli studiosi. Primo, come si vede molto bene nei test su animali, anche nell’uomo lo scombussolamento dei cicli circadiani e il relativo squilibrio nella produzione di melatonina (l'ormone prodotto con il buio che ha facoltà anti-ossidanti e che quindi costituisce un fattore protettivo per il corpo) potrebbe avere influenze negative sul sistema immunitario, rendendolo meno capace di difendersi dall’aggressione tumorale. Secondo, una quantità eccessiva o prolungata nel tempo di turni di notte è sicuramente fonte di stress e, quindi, d’indebolimento dell’organismo. Terzo, interrompere la regolarità del ciclo sonno-veglia può portare a squilibri ormonali che, a loro volta, potrebbero favorire lo sviluppo di una neoplasia.

NON SOLTANTO TUMORE DEL SENO - Il sospetto sulla pericolosità dell’impiego serale viene da lontano: era già sorto negli anni Trenta del Novecento quando, con l’avvento dell’attività industriale su larga scala e della relativa alternanza dei lavoratori, si iniziò a notare un aumento nell’incidenza di diverse neoplasie. Finora, però, c’erano grandi incertezze sul lavoro notturno come fattore di possibile carcinogenesi, perché i dati scientifici non erano del tutto convincenti. Dagli anni Ottanta alcune ricerche hanno ammesso l’esistenza di questa possibilità in popolazioni di lavoratrici notturne, nelle quali emergeva un aumento inspiegato di tumori mammari. Un dato confermato anche in anni più recenti su infermiere e assistenti di volo e su varie tipologie di lavoratori su rotazione, che hanno dimostrato un rischio accresciuto di carcinoma del colon. A risultati simili si è poi giunti con un’analisi su uomini (steward e piloti di aerei), che si ammalerebbero di più di cancro della prostata. «Tutti questi studi – precisa Costa – forniscono spunti e ipotesi interessanti, ma non sono omogenei nei criteri di ricerca e non quantificano allo stesso modo gli orari e i periodi di servizio».

TUTTO DIPENDE DA COME SI SUDDIVIDONO I TURNI DI NOTTE - La questione, in sostanza, riguarda soprattutto la quantità e la distribuzione dei turni «perché il ritmo circadiano non s’interrompe se si lavora solo un paio di notti di fila – conclude l’esperto -. Se le rotazioni sono ben programmate e le persone si avvicendano con la giusta frequenza non ci sono ripercussioni sul naturale andamento sonno-veglia dell’organismo». La tutela per i lavoratori, dunque, sta proprio qui: nel richiedere turni che durino al massimo due o tre notti di seguito e non cambi dell’orario che variano di settimana in settimana. E, possibilmente, nel non essere impiegati per molti anni in attività che includano un impegno notturno.



Corriere.it


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