Gli scienziati riscoprono il risveglio naturale
TI svegli con la sveglia? Buttala. E sfrutta piuttosto l’orologio che hai in te e il ciclo luce-buio, quello dei nostri antenati. Perché lo squillo della sveglia, in particolare quello «vintage», Anni 70, tanto alla moda, fa male alla salute. Non solo perché ti perfora l’orecchio, ma perché crea una situazione favorevole a molte patologie. La prova scientifica la fornisce uno studio del «National institute of industrial health», condotto in Giappone e pubblicato su «Ok Salute». I ricercatori hanno testato un gruppo di 100 volontari tra i 25 e i 60 anni, verificando che quelli che venivano tirati giù dal letto dal fatidico trillo presentavano valori più alti della pressione sanguigna e battiti cardiaci più accelerati rispetto al gruppo che si era svegliato in modo naturale.
Chi si sveglia così rischia patologie annesse e connesse con ipertensione e tachicardia, con conseguente rischio di contrarre malattie cardiovascolari come infarto e ictus. Aumenta poi il livello dello stress. Perché anche solo l’attesa della sveglia crea di per sé uno stato di inquietudine. E al momento dello squillo il corpo secerne una quantità enorme di adrenalina, quella che alla fine è l’unica spinta in grado di farci alzare dal letto. Creando però una sorta di testacoda con lo stato del nostro corpo, che, sdraiato e con una circolazione del sangue meno fluida, è poco pronto a ricevere impulsi violenti e istantanei. Come quelli appunto dello squillo. Meglio allora una sveglia digitale o il cellulare, che fa partire uno dei nostri motivi più cari o il suono vagamente zen di un ruscello. Un po' snob, ma etnicamente corretto.
I guai provocati dalla sveglia alla salute non finiscono qui. In alcuni casi riguardano anche le capacità cognitive e la memoria. Lo dice il professor Chris Idzikowsky, farmacologo e psichiatra scozzese. Che spiega come la questione riguardi in particolare i cicli del sonno. «Ogni ciclo del sonno - precisa - dura circa 90 minuti: ne susseguono quattro o cinque durante la notte e al termine di ognuno si assiste frequentemente a un breve risveglio, del quale spesso non si conserva alcun ricordo. Ciascun ciclo ha una propria struttura interna ed è composto da fasi, caratterizzate da una diversa profondità di sonno».
Gli esperti avvertono poi che sonno e sveglia sono più che parenti stretti. Se la suoneria squilla mentre il nostro corpo si trova nello stadio del sonno profondo, quando il respiro e il battito cardiaco sono regolari, l’attività cerebrale tranquilla, allora il risveglio a suon di decibel può provocare l’effetto di una sbornia. Lo conferma uno studio del «Journal of the american medical association». In questo caso i danni sono diversi, riguardano il 65% degli interessati e solo all’apparenza sono meno nocivi: alterazione della memoria, scarsa concentrazione, disturbi nell’apprendimento di nozioni e persino difficoltà nel fare calcoli anche semplici. Il peggio avviene nei primi 10 minuti dal risveglio, ma in alcuni soggetti la situazione permane anche due ore. Meglio usare l’orologio biologico, che sta nel cervello. Il cosiddetto nucleo suprachiasmatico, che si trova nell’ipotalamo ed è costituito da 20 mila cellule nervose. E che regola il ritmo circadiano (il senso del tempo che il corpo avverte naturalmente).
Per mettere a punto questo orologio fisiologico, comunque, bastano le vecchie regole della nonna. A cominciare dall’abitudine di andare a letto ogni sera alla stessa ora; puntare la sveglia (va usata all’inizio e poi buttata) sullo stesso numero; dormire sei o sette ore a notte; mangiare due ore prima di coricarsi e mangiare leggero. Una settimana vissuta così poco pericolosamente abituerà il corpo e l’orologio biologico a svegliarvi senza l’aiuto del mostro. Naturalmente.
Se non funziona affidatevi alla melatonina, uno degli ormoni che regolano il sonno e che viene secreta solo al buio. Tenete aperte le persiane e vi aiuterà il filtrare della luce dell’alba. E se non basta, se siete affetti da nottambulismo, allora - suggerisce Raffaele Manni, responsabile dell'Unità di medicina del sonno dell'Istituto neurologico Mondino di Pavia - «ricorrete a lampade apposite, che emettono una particolare luce bianca, in grado di oltrepassare la pelle delle palpebre (anche quando gli occhi sono chiusi) e di raggiungere la retina, attivando un circuito che coinvolge i centri nervosi del sonno».